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Luce nuova

La Cappella Beata Vergine Maria di Loreto ospita da gennaio 2022 l’opera “Luce nuova” dell’artista Massimiliano Ferragina.

Si tratta di un vivace dipinto sulla parete centrale dietro l’altare, dove la luce è appunto protagonista indiscussa, esce irradiandosi dal tabernacolo e si trasforma in un’esplosione di rosso e di blu.

Ferragina concepisce il maestoso flusso cromatico sui toni dei colori primari a lui da sempre cari che prende il via in raggi dorati dall’ostensorio bronzeo, si propaga poi in un vasto clipeo di luce accecante, per frammentarsi infine in lunghe macchie irraggianti. Un fiume di colori e luce che intreccia forza espressiva e profondissimo senso mistico: se la luce, infatti, è la Grazia eucaristica, l’azzurro dell’acqua allude al Battesimo e il rosso al Sacrificio.

L’opera è stata realizzata durante il Tempo di Natale, in particolare nei giorni prossimi all’Epifania. Nella liturgia della feria propria di quei giorni si trovava questa preghiera nella Colletta:

«Dio onnipotente,
il Salvatore che è venuto come luce nuova per la redenzione del mondo
sorga per rinnovare sempre i nostri cuori».

È poprio da questa preghiera che l’artista ha trovato ispirazione nelle parole «luce nuova» per scegliere il nome alla sua opera, che riassume con forza i colori e la tecnica in atto.
Un elemento determinante è la Parola di Dio. Nel prologo di Giovanni si legge che «Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv1,18). La contemporaneità di quanto è stato realizzato invita a cogliere la presenza di Dio che «nessuno lo ha mai visto», ma che è in mezzo a noi, senza un’immagine e con tanta luce. L’ispirazione è di percepire e farsi coinvolgere dal mistero di Dio che si fa presene in diversi modi. Il movimento della scala cromatica ci dice il movimento di Dio, la sua azione nella storia, che culmina con il dono del Figlio e che ci rivela il suo volto.


Dal Tabernacolo, contornato da un colore bianco brillante, simbolo della purezza e perfezione di Dio, si sprigionano tanti raggi di luce gialla in corrispondenza dell’altare, che è il centro di tutta la Cappella, dove Gesù Cristo è presente con il suo corpo e il suo sangue.
La presenza gloriosa del Cristo incarnato, morto e risorto viene espresso dal colore vivo e forte del giallo, che il prefazio dell’Epifania parla di Lui come «luce del mondo».
Il movimento continua fuori dall’aera dell’altare e raggiunge l’ambone, che in liturgia è detta l’altare della Parola di Dio. Il giallo glorioso della presenza del Padre e del Figlio danno vita e si incontrano con l’umanità, espressa con i colori del rosso e del blu, che viene attraversata dai doni divini della redenzione e della salvezza.


Sulla destra dell’altare un singolare Crocifisso ligneo, dono del sindacato polacco “Solidarnosc”, in rappresentanza dei lavoratori della grande acciaieria “Tadeusz Sendzimir” di Cracovia, a Sua Santità Giovanni Paolo II nel 2002.

L’opera è stata scolpita dallo scultore polacco Prof. Józef Sękowski (1939).


Massimiliano Ferragina ha anche realizzato la colorata Via Crucis allestita sulla parte sinistra della Cappella, dove una semplice “linea nera frammentata” delinea tutti i personaggi e le scene.

La Via Crucis è installata in forma processionale, per gruppi tematici: l’umanità, la Misericordia divina, il mistero della Croce. Gli spazi bianchi, che spezzano il ritmo delle stazioni, rappresentano ” i silenzi”. I silenzi di un Dio che morendo diventa follemente assente. I silenzi di un uomo o donna che in quella “assenza” riconosce la “presenza” viva e vivificante, di un amore fedele che si può sperimentare solo quando si abbassano le difese, solo quando smettiamo di parlare.

Nella Via Crucis i colori non sono solo pigmento, ma simbolo.
Il giallo simboleggia il tradimento, la menzogna, l’infedeltà, ma anche il dubbio, il ripensamento, la conversione, il cambiamento, la possibilità.
Il blu rappresenta invece l’accoglienza, la misericordia, il perdono infinito di Dio, l’anima devota e innamorata, la Grazia effusa, la fede vissuta.
Il rosso è simbolo della donazione totale, del sacrificio definitivo, dell’amore più grande che si possa avere verso l’altro, donare la vita. Il Rosso è passione, sangue versato, evoca il desiderio di Dio di salvarci, la redenzione. Rappresenta lo Spirito santo che è vita.
Una piccola curiosità: la prima è l’ultima stazione sono con cornice nera. La Via Crucis, infatti, è via dolorosa, è Calvario. Tuttavia con il nero è sempre presente anche il giallo, simbolo della luce viva della fede nel Risorto.


Infine, Ferragina ha anche decorato la nicchia dedicata alla statua della Madonna di Loreto, posizionata all’ingresso della Cappella, per la quale ha realizzato un emozionante cielo stellato blu cobalto.


L’artista

Massimiliano Ferragina nasce a Catanzaro il 17 settembre 1977. Si trasferisce giovanissimo a Roma, dove si laurea in filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
La sua espressione artistica è influenzata notevolmente sia dal suo percorso accademico, sia da un viaggio di tre mesi in Sud America e da tre formative residenze d’artista a Parigi (2005), Berlino (2011) e Copenaghen (2012). Esordisce in Italia nel gennaio 2012, con il premio Open Art, presso le sale del Bramante a piazza del Popolo (Roma). L’artista ha all’attivo numerose collaborazioni e progetti, sia in Italia che all’estero (Libano, Brasile, Germania).

Conferenziere, scrive di arti per diverse testate cartacee e online. Ha condotto una rubrica d’arte alla radio e in televisione. È docente presso il Liceo artistico “Via di Ripetta” a Roma. Alcune sue opere sono musealizzate, altre fanno parte di collezioni private.
I suoi numerosi progetti artistici, hanno sempre un messaggio profondo e introspettivo, in cui il mondo interiore è protagonista e motore immobile.
Attualmente vive a Roma.